Oggi cercheremo di conoscere meglio l’ultima entrata nella nostra società:  Martina Caruso che riveste l’incarico di preparatore atletico della Prima squadra maschile e quello di calciatrice delle women

Buongiorno Martina, parlaci un po’ di te.

 Non è per niente facile descrivere se stessi, per cui parto dalla cosa più semplice: ho 24 anni, dottoressa di Scienze Motorie e dello Sport e studentessa della facoltà di Fisioterapia, all’ultimo anno. Sono una sognatrice (perlopiù ad occhi aperti), viaggiatrice con bagaglio a mano, scarpette da calcio e cuffiette. Se dovessi indicare tre elementi che mi caratterizzano utilizzerei: determinazione, passione, dedizione. Amo correre, ma non andare di fretta, amo i concetti di “leggerezza” e “no limits”, mi pongo obiettivi, per poi raggiungerli e superarli, lavorando sodo. Mi piace vivere e cimentarmi appieno in tutto ciò che intraprendo. Sono una persona poliedrica e ho diverse passioni quali la musica e il vino, sì, adoro il mondo del vino! Ma sono anche tanto “sbagliata”, giovane e impulsiva e il segno del cancro distingue la mia permalosità e i miei sbalzi d’umore.

Martina Caruso: il duplice ruolo nel Ve Rende. [L'INTERVISTA]
Martina Caruso Ve Rende

Calcio vissuto con passione: sembra essere questo il tuo slogan.

Sì, non ricordo un giorno della mia vita speso senza pallone tra i piedi o in cui non si parlasse di calcio. La mia vita è sempre stata a “pane e calcio”. Quando ero piccolina ricordo, come se fosse ieri, che impostavo i video di Cristiano Ronaldo al computer e cercavo di imitare le sue movenze, giocando nella mia stanzetta con il pallone contro l’armadio e non uscivo da lì finché non riuscivo. Credo che questa sia l’immagine di me stessa. Penso ci siano amori inspiegabili e, il calcio, per me, è uno di questi. E come qualsiasi Amore così forte, ti dona molto, ma ti toglie moltissimo, ma non ne posso fare a meno, è la mia quotidianità.

Martina Caruso: il duplice ruolo nel Ve Rende. [L'INTERVISTA]
Martina Caruso Ve Rende

Nuova esperienza come preparatore atletico in una squadra di Promozione: perché hai scelto il Ve Rende.

E’ la mia seconda esperienza in Promozione e, in quanto profilo Junior, credo sia una fortuna lavorare e farsi le ossa nel calcio vero, quello senza filtri. E’ così che considero questa categoria. Dopo la mie esperienze in società professionistiche, per ultima dall’altra parte del mondo, in Canada, ero alla ricerca di una nuova sfida che potesse valorizzare la mia figura e la mia metodologia in maniera opportuna, nel mio territorio. E in quanto giovane, per di più Donna, non è per niente semplice trovare società in grado di “rischiare”. La proposta del VE RENDE credo non sia capitata per caso, è una società con obiettivi ambiziosi ed è una delle poche che promuove e crede nella valorizzazione della figura femminile nel calcio, per questo non c’è stata esitazione nell’accettare. Il loro, deve essere monito per tutte le altre società, di grado superiore o inferiore: è la prima che, nell’organico tecnico, ha una donna al suo interno, in questo caso come Preparatore Atletico. Mi auguro, un giorno, di poter incontrare qualche collega in campo.

Però ti piace anche giocare.

Fino a qualche anno fa, non riuscivo a vedermi in altre vesti se non quelle da calciatrice. Poi le priorità e le necessità sono diventate altre: la carriera universitaria che si è fatta più intensa e iniziare a porre le basi per la mia figura professionale. Ma l’idea di ritornare in campo, forse con più maturità e consapevolezza, mi entusiasma e il Ve Rende, sotto questo punto di vista, ha espresso più volte la volontà nell’avermi in squadra. E’ bella l’idea di vestire la stessa maglia in campo, seppur in ruoli molto diversi, “sfruttando” le mie potenzialità in toto. Per questo, ringrazio vivamente la società per l’opportunità.

Cosa è cambiato nel mondo del calcio femminile.

Il raggiungimento del professionismo in massima serie era un risultato che il calcio femminile meritava e aspettava da molto tempo. Ma è un risultato fine a se stesso se poi molte cose, purtroppo, ancora oggi, al suo interno non sono cambiate. Non voglio entrare nello specifico, perché ricadrei in polemica.

Non è giusto parlare di parità con uno squilibrio così evidente.

Siamo lontani anni luce dal cambiamento, quello vero, quello utile.

Il tuo sogno nel cassetto.

Questa forse è la domanda più difficile alla quale rispondere, più della prima. Riprendo un po’ quello che ho già detto: se ripenso alla Martina di qualche anno fa, il suo sogno era di affermarsi calciatrice professionista, ora è difficile sceglierne uno soltanto. Ho tanti piccoli sogni nel cassetto, tanti desideri in testa e, per questo, è davvero difficile a volte stare con i piedi per terra, ma credo siano tutti realizzabili con il duro lavoro. Quindi, in primis, il sogno nel cassetto più concreto è quello di terminare gli studi e affermarmi professionalmente, continuando a portare la mia metodologia e il mio bagaglio a mano in giro per il mondo, su una base di affidabilità per chi investirà sulla mia figura. Tutti gli altri sogni saranno una conseguenza.